TOP SECRET

Weird Happenings Organization

 

La lettura di questo rapporto è riservata agli ufficiali di grado superiore, alle cariche più alte di governo e a Sua Maestà la Regina.

 

 

 

04

 

Straordinari o Extranormali?

 

collegato a Crisi Segreta

 

 

Ex base Black Air, ora sede principale della Weird Happening Organization. Notte.

In pigiama, scarmigliato e con l’eterna sigaretta in bocca, per la verità questa volta spenta, Pete Wisdom esce dal suo alloggio alla base nel corridoio che porta alla sala comune.

È un po’ di giorni che dorme male, un po’ di moltissime notti, in realtà, e vuole farsi uno spuntino per vedere se magari gli mette sonno o per passare il tempo in maniera più costruttiva che rigirarsi nel letto senza addormentarsi.

Il fatto che la sua sorellina preveggente telefoni 2 o 3 volte al giorno chiedendo se va tutto bene non ha contribuito a tenerlo tranquillo.

Questa ala è in ristrutturazione. Lui, per quello che ne sa, è al momento l’unico che vi abita stabilmente.

Cammina per un po’ prima di rendersi conto che i due lati del muro sono di colore diverso e che le porte non sono uguali.

Ma l’ala è in ristrutturazione, ci sta.

Quando si trova di fronte alla cucina ed invece c’è una porta blindata, per quanto spalancata, qualche dubbio comincia a venirgli.

- Altolà. – sente, con un pesante accento delle colonie. – Signore, - chiaramente sta parlando in un comunicatore di qualche tipo – c’è un civile in pigiama, nell’ala in ristrutturazione, ma c’è di più. Forse è meglio che venga a vedere di persona. –

Alza le mani, attivando intanto il comunicatore sottocutaneo. – Aly, è meglio che porti il tuo culo secco verso il mio appartamento. Portati tutta la squadra. Abbiamo un problema serio. –

 

Il gioco predatore /preda è un gioco antico.

Quando il primo paramecio incontrò la prima ameba era già un gioco antico.

Londra è una città infestata.

Era così già la prima volta che il signore della notte arrivasse in città, non è certo lui il primo, né forse il più terribile dei mostri che vi hanno soggiornato, ma ultimamente la situazione si è fatta grave.

Il vuoto di potere, generato dalla dipartita di Dracula non si è ancora riempito, malgrado ciò che crede la figlia, come dimostra il fatto che clan e singoli sono in guerra e che il contagio si trasmette senza disciplina.

La ragazza è giovane e corre a perdifiato, ringraziando, in fondo, il duro allenamento fisico che la sua educazione ha preteso da lei.

Un padre severo e le migliori scuole inglesi sono difficili da reggere per chi non è in salute perfetta.

Senza ciò avrebbe già ceduto, lo sa bene. Invece deve ancora correre e saltare.

Un ultimo sforzo, estrae in corsa la borraccia termica che aveva messo nello zaino per andare al parco a fare jogging a tarda sera.

Svita il tappo quasi perdendolo e fa un ultimo scatto gettando l’acqua santa rubata da una fonte battesimale lungo la strada (tengono le chiese aperte con tutta la brutta gente che gira) in faccia alla sua preda.

Il vampiro incespica e cade proprio mentre stava finalmente trovando la concentrazione per mutarsi in pipistrello.

Si rigira e fa per scattare ma la balestra lo inchioda a terra. È visibilmente in preda al panico mentre la ragazza impreca ad alta voce mentre cerca di ricaricare.

- Lasciami vivere. Non stavo facendo male a nessuno. Non bevo da intere notti. Sei solo una specista vittima del pregiudizio nei nostri confronti. –

La freccia parte e questa volta non manca il cuore del non-morto. – Hai ancora le labbra sporche di sangue. Non sai neppure mentire. – Ma sta già parlando ad un mucchietto di cenere disperso dal vento. I costosi incantesimi che si è fatta mettere sui dardi valgono, evidentemente, il loro prezzo.

- Non aveva tutti i torti, sai? -

Tutti gli istinti della cacciatrice ancora eccitati vanno fuori scala quando esce dall’ombra come se un istante prima non fosse neppure esistito.

Alto, ma non più di lei, forse addirittura di meno. Impermeabile aperto, con sotto un completo grigio, stirato, anche se non proprio di fresco, una camicia bianca e una cravatta appena lenta sul collo. La sigaretta, accesa, è consumata per metà, segno che era già li, con la brace visibile e lei non l’ha visto. È biondo, capelli corti, spettinati e il viso che assomiglia in maniera allarmante a quello di un noto cantante da giovane.

Eppure lei fa fatica a convincersi di non avere Pete, davanti a se.

Butta a terra la balestra scarica e tira fuori dallo zainetto un kukri di discrete dimensioni.

- Non so come fai, ma smetti. Non sei Wisdom. –

- Non so di cosa parli, rossa. Non sto facendo nulla. È piuttosto evidente che con te non funzionerebbero i trucchetti percettivi. Sei una iniziata. E certo come la morte che non sono questo tizio di cui parli. Mi chiamo John. John Constantine e sono piuttosto certo che sulla mia Terra tu non ci sei. Conosco tutti quelli del giro. Sempre che questa sia la mia Terra, ovviamente. –

- Lo è e non lo è, in effetti. – La ragazza che si avvicina è tremendamente simile alla precedente. Un po’ più alta, capelli neri, come tutto il suo abbigliamento, trench compreso e nelle mani una cosa che è a metà tra una forcula di grosse dimensioni e un merletto (si lo so, è difficile da visualizzare. Altra caratteristica dell’oggetto, tra l’altro) – Questo è il nostro mondo, ma è in gran parte anche il tuo. Stanno pian piano convergendo fino a che non si fonderanno. Noi tutti spariremo per dare vita a qualcosa di totalmente nuovo. A meno che non ci venga in mente un modo geniale e improbabile per impedirlo. – tende la mano all’uomo – A proposito, Gertrude Bloodstone. E questa tipa scontrosa che non si è certamente presentata è mia sorella Elsa. Indagatrici del mistero e cacciatrici di mostri per professione e tradizione. Si può dire che la nostra famiglia lo fa dall’alba dell’uomo. –

- Bene. Io invece me li tiro addosso. Tradizione di famiglia anche questa, mi dicono. –

 

Quando c’è molto da smaltire, e nella sua vita è successo mooooolte volte, Rachel Summers esce con una amica a fare compere.

Non le interessa, inutile dirlo, comperare davvero qualcosa.

È il valore simbolico dell’attività superflua, il potersi permettere di staccare. Di abbassare la guardia.

Inutile dire che più volte questo ha portato guai. Questo è un pianeta di pazzi criminali convinti che i mutanti debbano essere sterminati, soprattutto negli USA, che già più di una volta hanno provato ad avviare un programma di sterminio.

Ma qui sono in Inghilterra, la civilissima Inghilterra isolazionista che ha appena spezzato i legami con la UE.

Inoltre per lo più funziona. Quindi è uscita con la sua amica Alysande Stuart, che non è davvero Alysande Stuart, che hanno appena strappato dalle grinfie di Black Air, loro eterna spina nel fianco sembra, per un giro per la città, una passeggiata in cui fare sfoggio di glamour e cattivo/buon gusto (a scelta).

Lei ha indossato un suo grande classico, appena modificato per non attrarre troppo l’attenzione nel gelido inverno londinese.

Minigonna e top in pelle rossa, coperto da un giacchettino estremamente ridotto, anche esso in pelle, e stivaloni appena sopra il ginocchio.

Rachel non sente il freddo e poco le importa degli sguardi, ma col tempo ha imparato ad abbassare il profilo, così da insospettire di meno.

In fondo ha passato in prigionia la quasi totalità della sua vita.

Quindi il giacchetto è un po’ più grande e chiuso, gli stivali più lunghi e indossa le calze. Il tutto di un rosso un po’ più brillante, in compenso.

Alysande è meno vistosa, se meno vistosa può essere una donna statuaria, dal fisico temprato da mille battaglie, inguainata in un tailleur blu.

Girano per negozi, scherzano, importunano più o meno ogni bel ragazzo che vedono passare (e sempre andandosene ridendo quando lo vedono in imbarazzo) infine si fermano a prendere un aperitivo prima di rientrare.

Stanno ancora scherzando sull’abbigliamento di due manager eccessivamente giovani, con pantaloni eccessivamente attillati e le caviglie nude rosse e screpolate per il freddo, quando improvvisamente dall’alto, infrangendo il soffitto e sfondando due piani di centro commerciale, cade un colosso.

Si rialza come non fosse successo nulla, si alza in volo seguito dalle macerie, avvolte da una sorta di aura dorata che gli parte dalle mani. Esse riprendono il loro posto, risaldandosi come se non fosse successo nulla, più o meno.

È alto, molto, vestito solo di uno slip ed un gilet marrone e oro e due stivali dorati ed assomiglia in maniera inquietante ad un attore scozzese recentemente scomparso.

Riparato il danno si guarda intorno e levita verso le due donne.

- Perdonatemi, ma non ho potuto fare a meno di accorgermi che siete come me. Non so cosa sta accadendo ma questo non è certamente il mio mondo. –

 

Londra non è New York, né tanto meno, Cleveland, dove vedere un papero antropomorfo di sessanta centimetri, vestito, è cosa di tutti i giorni o quasi.

Un papero antropomorfo giallo di sessanta centimetri, vestito, che passeggia allegramente fumando un sigaro costoso e canticchiando un pezzo rock.

Forse proprio perché la loro attenzione è presa totalmente dal papero non notano che la sua ombra è insolitamente lunga e antropomorfa e che sul muro c’è un murale che rappresenta uno spaventapasseri che, se osservato con calma, sembra muovere gli occhi per seguire il papero.

Vien da chiedersi se lo noterebbero, se succedesse a loro.

Di certo notano la figura, ancora più incredibile, che si dirige verso di lui.

Una papera arancione, vestita solo di una tunica, si fa per dire, costituita da uno slippino di pelle e due fasce che lo sorreggono sopra le spalle e coprono i seni (sic). Sulla testa un elmo con due grosse corna ricurve, apparentemente vere.

Il volto, tranne che per il becco, è in ombra, un’ombra più profonda di qualunque ombra mortale.

- Invero, mio caro amico, credo sia il momento giusto per una onorevole ritirata. – dice l’ombra troppo lunga di Howard, prima di avvolgerlo integralmente. Poi, entrambi, svaniscono.

 

In ciò che resta delle basi della Weird Happening Organization e del Dipartimento di Operazioni Extranormali è in corso, appianate le iniziali divergenze, una discussione molto concitata.

Due ali in ristrutturazione sono svanite, assieme agli ingressi.

Gli occupanti sono chiusi all’interno, anche se, inspiegabilmente, entrambi gli impianti di areazione funzionano, come del resto tutti i sistemi.

- Per prima cosa – lo scheletro accuratamente vestito in un completo nero, con tanto di guanti e cravatta a stelle e strisce ha una voce ferma – è meglio che nessuno di voi mi tocchi, a meno che non sia del tutto invulnerabile. Il mio corpo secerne deiezioni contenenti cianuro di potassio, abbastanza instabili da non essere pericolose una volta che sublimano, ma mortali per chiunque al contatto, poi spero non vi dispiaccia se fumo – fa, sventolando un grosso sigaro.

- Ma si figuri. – Pete si accende una sigaretta con la precedente.

Bones allunga un foglietto sul tavolo “Spegniamo i sistemi di registrazione nella stanza almeno per la prossima comunicazione.”

Alistaire annuisce impercettibilmente e digita alcuni codici sulla sua console portatile (un palmare, in pratica) mentre anche Bones fa lo stesso.

- Intanto, la nostra, nel nostro mondo è una base Nato, quindi autorizzata, tanto per non portare avanti conflitti inutili. –

- Informazione che non siamo in grado di verificare, visto che non sappiamo con quale ministero entreremmo in contatto, chiamando. –

- Secondo. – il tono è più alto, tanto per far sapere cosa pensa delle interruzioni – Abbiamo fondati indizi che la crisi sia stata provocata dal Presidente degli Stati Uniti, in teoria il nostro datore di lavoro. Ovviamente ho tenuto la notizia il più segreta possibile, intanto perché comunque non ne ha il potere in quanto Presidente, poi perché è meglio che il personale non sappia che sta distruggendo il mondo, mentre siamo impegnati a fermarlo e che lui non sappia che siamo stati impegnati a fermarlo. Quindi credo che dovremmo inscenare un blocco dei sistemi di registrazione, magari inventandoci una ragione di sicurezza. –

Alistaire annuisce ancora. – Ora, però, occupiamoci di come facciamo ad uscire di qui senza abbattere l’istallazione. Pete, riesci a contattare qualcuno dei nostri all’esterno? –

- Sto provando con Rachel, che magari ha qualche sistema per contattare Illyana. Il teletrasporto sarebbe la soluzione migliore. -

- Meglio se li chiami tutti. Qui non possiamo andare molto per il sottile, non sappiamo se e quando i sistemi possono lasciarci sepolti qui dentro senza aria ed energia. –

 

Tutti amiamo i gruppi che si spostano da un quartiere all’altro con grandi jet intercontinentali, fanno molto figo e sprecano risorse ingenti per nulla.

Un taxi è molto meno costoso e più efficiente, per i piccoli spostamenti.

Soprattutto se devi scendere davanti a un grande magazzino in pieno centro.

I tre scendono in fretta e si avviano all’entrata.

Un biondo che assomiglia a un noto cantante, con indosso un completo grigio e un impermeabile, accompagnato da due giovani donne, una rossa di capelli, con pantaloni arancio, stivali neri al ginocchio, una maglietta con l’Union Jack e un trench grigio, che porta un borsone sferragliante e una mora vestita più o meno nello stesso modo, se non per il fatto che i suoi vestiti sono tutti neri e gli stivali sono alla pirata, come del resto il Jolly Roger con due moschetti incrociati che ha sul petto.

L’addetto alla sicurezza fa un passo per bloccarli, poi si ferma e torna al suo posto.

Loro attraversano l’ingresso e si dirigono ad un ascensore di servizio.

L’ascensore scende, molto e in un tempo eccessivamente breve.

Quando si aprono le porte trovano due gruppi in armi che si fronteggiano.

I fucili non sono più spianati, la discussione va avanti da un po’, è evidente, e non sta portando in nessun luogo, è altrettanto evidente.

Una delle fazioni è composta da militari inglesi, il vice comandante di W.H.O. e un consulente civile, l’altra da militari con una divisa molto simile, ma non esattamente uguale, a quella statunitense e due civili, di cui uno in costume.

Un camicione e dei pantaloni arancioni, stivali e guanti gialli e una testa di tigre come casco.

Dalla posizione un praticante di arti marziali.

L’ambiente in cui si trovano è chiaramente composito, due metà che si intersecano a malapena.

L’uscita ellittica dagli ascensori della sede W.H.O. è leggermente più ampia del corrispettivo rettangolare dell’agenzia statunitense e parte dei muri portanti sono a vista, con tutti ciò che ci passa attraverso.

- Che sta succedendo? – Chiede Gertrude. Un sorriso sollevato si disegna sul volto del vicedirettore.

 

Alysande Stuart, Caledonia del Corpo dei Capitan Bretagna di Terra 9809 si affretta a cambiare il suo abito civile con l’armatura del Corpo.

Inutile dire che la sua idea di rilassamento è un po’ diverso da quello dell’amica, con la quale ha, per chissà quale alchimia, subito legato.

In fondo lei è stata, per un breve periodo, la tata del fidanzato di Rachel, morto da tempo ed insieme non ancora morto e mai morto, forse. Fisica temporale.

Situazione che Rachel conosce bene, visto che i suoi genitori in questa linea temporale si sono lasciati senza generarla, suo fratello maggiore è un cinquantenne che ha passato quasi tutta la sua vita in un futuro remoto ed è figlio di un clone di sua madre, il suo secondo fratello, che tutti credono (e forse si augurano) morto è il clone del primo e sua sorella minore, nata da poco è probabilmente nata al suo posto. Per non parlare del fatto che un altro fratello è la versione più giovane da un universo alternativo del primo fratello (ma no esattamente) e un altro ancora è il suo clone. Insomma hanno delle vite complicate.

Rachel, invece, esita nell’indossare l’uniforme da battaglia, poiché non considera uno scontro tra truppe scelte kree e battaglioni della covata come l’ambiente che le è più congeniale.

Ed è in dubbio anche su quale indossare, visto che per anni ha usato l’uniforme del campo di prigionia, bel dopo esserne fuggita.

Oggi sceglie una versione del suo primo costume in questa realtà, una tuta rossa con una fenice stilizzata gialla a coprire l’intero spazio che coprirebbe un costume da bagno intero.

Mentre i tre si apprestano a spiccare il volo dall’ombra di Vartox spuntano un gentiluomo inglese dell’ottocento con tanto di bastone da passeggio e un papero antropomorfo di una sessantina di centimetri.

- Propongo, invero, una alleanza tra anomalie spazio-temporali, fin quando non avremo capito cosa ci sta accadendo. –

- Vi assicuro che parla sempre così. – dice sorridendo una papera arancione seminuda che lentamente diventa una donna, il capo sempre coperto da un casco cornuto e dalla tenebra. Le corna non sembrano far parte dell’elmo.

- Demone. – urla Vartox, partendo a velocità relativistica e colpendola in pieno elmo.

Visto che è convinto che sia possibile, la velocità non produce onde d’urto o boom sonici e Blaze (essì) accusa il colpo e viene sbalzata dall’altra parte della grande hall del centro commerciale.

Però è una demonessa di considerevole potenza, quindi si rialza ed è subito addosso all’alieno. Con un manrovescio lo sbalza attraverso la parete, poi si volta verso il papero. Nella tenebra solo il suo ghigno è visibile.

 

Mentre Alysande e Mr Bones stanno inutilmente marcando il territorio in una diatriba infinita sul soffitto si delinea il segno di una porta, come disegnata con una matita o graffiata con un coltello.

La porta si apre verso l’esterno e dal foro spunta la testa di Gertrude Bloodstone che ammicca - Una volta finito di tirar fuori tutto il testosterone in eccesso che ne dite di uscire di lì? -

 

Pochi minuti prima.

- Quindi sono bloccati dal fatto che ascensori e scale portano in aree vuote e nessuna comunicazione parte o arriva.

Buttiamo giù il soffitto. –

- Impossibile. Non sappiamo dove sbucheremmo e poi, diciamocelo, senza Fenice il soffitto non possiamo buttarlo giù. Credo che sotto abbiano qualcosa per bucarlo, ma noi no. Questa base è troppo buona.

Forse potremmo provare a passare nella loro sezione, proprio di questo stavamo parlando. Ma loro non vogliono. –

- Ci stiamo avvitando. Ho una soluzione diversa. – si volta verso Constantine – Dici di essere un mago. Sai aprire una porta? –

- In questa situazione di instabilità? Se avessi una chiave abbastanza potente perché no? Ma non sapremo mai quanto possa essere sicuro. La magia, però, non è mai sicura. –

Gertrude mette la mano nella sua sacca e tira fuori un coltello, ferro battuto di foggia vagamente celtica e incide un rettangolo nel pavimento, poi sbozza una maniglia. – Stupiscici. –

Constantine afferra la maniglia e tira, come se la porta fosse reale, ed essa si apre.

In un ambiente più o meno circolare, come fosse una grossa anfora, color anfora.

- Sicuro? –

- No. Chiudiamo e cerchiamo un bazooka. Non scherzo. –

- Ormai hai aperto. – Fa un passo in basso ed entra nell’ambiente. Poi disegna una porta nel pavimento.

Constantine afferra la maniglia e tira. Niente. Tira con più forza.

- C’è un sigillo, andiamocene. –

- L’incantesimo è attivo? –

-Certo, ma c’è un sigillo. –

- Elsa? –

La sorella Bloodstone dai capelli rossi afferra la maniglia e tira. C’è uno scatto e un rumore come di unghie su una lavagna. Un urlo, come fosse emesso da una pietra. La porta si apre.

- Una volta finito di tirar fuori tutto il testosterone in eccesso che ne dite di uscire di lì? –

 

Il centro commerciale è coperto da una vetrata, la giornata è insolitamente limpida e soleggiata e le luci sono tutte accese.

Improvvisamente tutta quella luminosità sembra impallidire quando la giovane mutante rossa viene avvolta da un uccello di fuoco che sembra trasportarla con se in levitazione.

Muove il braccio e la colossale ala di fiamme avvolge la demonessa, stringendo.

La creatura urla di un dolore mai provato neppure nelle bolge più selvagge dell’inferno, ma nell’inferno il dolore è la norma, quindi non si lascia fermare ed anzi reagisce con più energia di prima.

Una tenebra quasi viva risale lentamente, con una fatica immane, lungo l’ala.

Caledonia si avvicina all’Ombra – Abbiamo bisogno di tempo per studiare l’avversaria. Sei un teleporta? –

- Non esattamente, signora, ma in effetti posso usare il mio modesto potere per portarci tutti lontano da qui. Datemi solo una destinazione. –

Si concentra *Rachel?* *Al momento ho qualche difficoltà nel concentrarmi*

La parete viene nuovamente attraversata da Vartox, attraversata, letteralmente, come se non esistesse o lui fosse intangibile, l’alieno alza i palmi delle mani contro l’avversaria e proietta due potentissimi fasci di pura energia distruttiva.

Tanto basta. Rachel impianta la destinazione nella mente dell’Ombra e tutti loro vengono avvolti dall’oscurità.

 

Oscurità dalla quale riemergono attorniati da un gran numero di militari, di ben due eserciti, con le armi abbassate, ma non messe in sicurezza e quelli che sono, apparentemente, alcuni civili, quasi tutti in costume.

Caledonia si avvicina a Gertrude e chiede – Che sta succedendo? –

- Non ne ho la più pallida idea, ma da quel poco che ne ho capito la nostra realtà sta collassando su un’altra e i due mondi di stanno fondendo e la maggior parte di chi è investito di autorità sta discutendo su chi deve prendere il controllo. Quindi nessuno ferma niente o ci prova. Quello con la pelle trasparente è il loro capo e sembra un idiota, ma non mi sembra che tuo fratello stia facendo molto di meglio. –

- Non è mio fratello. –

La discussione viene interrotta da Vartox, che si avvicina a Mr. Bones.

- Non mi sembra che ci conosciamo, ma se lei fa parte del governo saprà di certo di me. Sono Vartox, il miglior amico di Superman. –

Bones si volta verso di lui, lo guarda con attenzione e si caccia il sigaro in bocca. Fa una lunga tirata e spara – Amico, non ti ho mai visto né ricordo di aver mai letto nulla su di te. –

L’alieno ha chiaramente letto la sua mente, perché non esita un attimo e vola via attraverso il soffitto. – NOOOOOOOO!!!! –

- Ma chi è? – chiede Pete a Fenice.

- Mai visto prima, credo venga davvero dal mondo degli altri, almeno lui ne è fortemente convinto, ma è fuori come un balconcino. Ed è potente, non sono riuscita a superare i suoi schermi psichici e apparentemente ha poteri molto simili a quelli di Gladiatore, ma maggior esperienza. –

- Abbiamo problemi più urgenti, temo. – se ne esce Bronze Tiger, che è il primo che nota che dal nulla è sbucata … - Blaze. – Mr Bones è veloce, quando vuole. – Soldati, assetto da battaglia. Fuoco sul demone arancione. –

Mentre i proiettili iniziano a volare il demone ride.

 

Fa il giro del pianeta sei volte in novanta secondi, esplorando immense distese con la sua iper-vista, prima di trovare il suo obiettivo.

Kal-El di Krypton sta sollevando un’immensa petroliera che si è improvvisamente trovata davanti un isolotto che un istante prima non c’era.

La grossa falla è stata tappata con il soffio congelante e con lo stesso sistema sta cercando di impedire che il petrolio uscito si disperda nell’ambiente.

Vartox di Valeron passa da una velocità semirelativistica all’immobilità in meno di un secondo, dirige la sua energia verso il petrolio e questo inizia a rientrare nella petroliera come se le pareti non esistessero.

Poi ripara la paratia danneggiata.

- Beh, grazie. Chiunque tu sia. Ammetto che tutta la serie di disastri che accadono nel mondo cominciano a mettermi in difficoltà. –

- Non cominciare anche tu, Clark. Sono Vartox, sono il tuo miglior amico da anni. Non puoi non riconoscermi. Nessuno mi riconosce su questo mondo. Non c’è traccia di me in nessun database e non trovo Lana in nessun posto.

È un incubo oppure un piano di Brainiac. –

- Credimi, non è Brainiac che mi preoccupa ora. Sta collassando l’universo, un’altra volta, e io non ho la minima idea di chi tu sia. Temo che noi due veniamo da due momenti diversi di una delle crisi. Dal tuo abbigliamento, temo che tu venga da prima della Crisi sulle terre infinite. In quel caso l’intero universo da cui provieni non esiste più e nessuno di noi lo ricorda. Alcuni di noi ricordano vagamente che c’è stata la crisi. Aiutaci a risolvere questa, poi vedremo di rimandarti a casa, se vuoi. –

Vartox è già sparito, a una velocità che è difficile anche per Superman seguire.

Eppure il tarlo del dubbio è già in azione, infatti è sensibilmente meno veloce di quando è arrivato.

 

Ride come solo un demone può ridere ed i proiettili cadono a terra quando la colpiscono, senza fare danno alcuno.

Smettono di sparare per non colpirsi l’un l’altro, quando vedono che è inutile. Ma il demone non li nota. Il suo obiettivo è chiaro, vuole il papero.

Scaccia Caledonia con una scarica di fiamma, para gli artigli di Wisdom col palmo della mano. Non sente neppure il colpo perfetto di Bronze Tiger, che invece cade a causa dello spostamento d’aria del pugno che evita per un pelo.

Il pugno di Bones, invece, la sbilancia, ma lo scatto della mano di lei, che lo prende per la gola, è sicuro e veloce. Lo attira a se e lo bacia sulla bocca, supremo segno di disprezzo per le sue secrezioni mortali.

Poi lo scaglia via come si fa con un vestito usato.

Elsa indossa due tirapugni benedetti e comincia a tempestare Blaze, che finalmente accusa davvero il colpo.

Però sorride mentre viene colpita.

L’Ombra cerca di usare il suo potere contro l’avversaria, ma lei, in maniera del tutto sorprendente, afferra la materia inconsistente di cui si serve Richard Swift e tira, lacerandola. Il gentleman urla.

In quel momento una piccola figura sbuca dalla porta aperta da Constantine.

Una sorta di scimmia calva senza collo, con indosso una camicia celeste, uno slip viola e ciabatte gialle.

Le sue mani sono chiuse da ceppi metallici coperti di fiamma.

Lentamente sembra crescere come il tono delle sue minacce.

- Sono fuggito ancora una volta. Zom avrà la sua rivincita e l’universo morirà! –

- Perché oggi mi sembra una giornata peggiore di quando l’arcano voleva sposarmi? – Rachel parte all’attacco.

- Neppure Eternità può battermi, avatar, cosa credi potrebbe fare la debole entità che ti possiede? – eppure il suo colpo si arresta contro l’ala di energia di Fenice.

Constantine si avvicina a Blaze poi commenta, come se parlasse fra se e se – Questo tizio si sta conquistando tutta la scena. –

- Mostro. - La demonessa non ride più – stai interferendo coi miei piani. Hai bisogno che qualcuno ti insegni qual è il tuo posto. -

La scarica che parte dalla sua mano ed investe Zom ionizza l’aria tutto intorno.

Il mostro che ormai è alto più di tre metri non sembra quasi averla sentita e colpisce in pieno elmo la sua avversaria, scagliandola oltre svariati muri. Lei torna immediatamente all’attacco, colpendolo con tutto il suo potere, abbattendolo, ma lui con una spazzata la atterra, poi si rialza, con una agilità inaspettata e comincia a colpirla coi ceppi quando è ancora a terra.

Colpisce ancora il pavimento due o tre volte prima di accorgersi che è sparita in un luogo in cui non potrà raggiungerla con facilità.

Il gigante si rialza e si gira verso Fenice – Veniamo a noi, piccola entità. –

- Oh, insomma, è Zom. – Il tono di Gertrude è quasi scocciato, malgrado il tremendo pericolo in cui si trovano.

Infila le dita del tesseratto e ne estrae uno shuriken finemente inciso, coperto di rune.

- Ricordi Zom, Elsa? –

- Certo. Non sei l’unica che nostro padre ha torturato – risponde la sorella, strappandoglielo di mano e lo scaglia contro il demone.

La sottile lama ruota, apparentemente inutile contro un gigante dal potere sconfinato che lentamente guadagna terreno contro la Fenice in tutto il suo splendore.

C’è un ciuffo di capelli sulla testa di Zom. È il suo sigillo di potere, gli permette di girare per il mondo senza essere notato dai suoi nemici più potenti, almeno fino al momento in cui non sarà in grado di affrontarli.

Zom è in giro da millenni, oramai i libri di magia che parlano di lui sono innumerevoli, spesso abbondantemente chiosati.

Una fiamma vivida spunta dal punto in cui il ciuffo è stato tagliato.

- Ed ora speriamo che qualcuno stia guardando in questa direzione. –

Poi parte in volo verso il volto del gigante, mentre dall’altra parte Caledonia sta facendo lo stesso.

Nell’aria si alza una risata agghiacciante e divertita.

Il sangue si gela nelle vene di tutti i presenti e una sottile lama di paura gli accarezza la spina dorsale. Gentilmente.

Pian piano si accorgono che la risata giunge dalla gola stranamente distorta del papero.

Accade tutto in poco più di un istante, ma nel ricordo la scena sarà lunghissima.

Pian piano il papero sembra coprirsi di paglia, mentre i suoi vestiti si tramutano in stracci.

Sempre ridendo si dirige verso il gigante, incurante delle fiamme e comincia a spingere, aggiungendo il suo sforzo a quello della Fenice, di Caledonia e di Elsa Bloodstone.

Ed il gigante smette di avanzare ed comincia a perdere terreno, passo lento dopo passo ancora più lento arretra verso la porta, diventando sempre più piccolo.

Con un ultimo, supremo sforzo, alcuni costrutti d’ombra si uniscono al gruppo.

Zom inciampa oltre la soglia con un urlo disperato.

Constantine colpisce l’uscio che subito si richiude.

Lo accarezza con la mano, cancellando in minima parte il segno e recita una parola.

La porta svanisce.

 

Vartox arriva un attimo dopo che l’azione è finita.

Si guarda attorno con sguardo attonito. – Devo tornare indietro con voi, dobbiamo trovare il modo. – dice, rivolto verso Bones che è appena rinvenuto.

In quel mentre c’è uno scintillio fatto di stelle e strisce di luce ed in mezzo compare una figura statuaria che indossa una tuta senza maniche celeste con tasche sulle cosce, stivali bianchi di pelo lungo, un casco cornuto metallico. Una donna con sei braccia di cui due chiaramente artificiali.

- Mmmmmm. L’idiota mi ha detto prendi l’alieno interdimensionale. Qui sono solo alieni interdimensionali. Vabbé, andiamo a caso. –

Mette una mano sulla spalla di Caledonia e una su quella di Vartox e svaniscono tutti e tre un istante prima che l’ala di fiamma della Fenice riesca ad afferrarli.

 

Epilogo

Tutto è tornato normale. Alistaire sta ragionando su come recuperare la sorella (che non è sua sorella) dalle grinfie di Mojo. Eppure c’è qualcosa che non gli torna. Deve recuperare Caledonia e… Caledonia e…

Perché non riesce a ricordare? Intanto gira tra le mani la testa inattiva di Widget.